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MICHELE MONNO
a cura di
Michele Monno

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09/08/2002

Secondo il presidente della Margherita di Bari, Monno, è un Piano fatto senza criteri
Riordino, e se a scegliere
fossero i pazienti


Rispetto del diritto del malato di scegliersi la struttura nella quale intende curarsi e contenimento vero della spesa pubblica. A nessuno di questi due criteri risponderebbe, secondo il presidente della Margherita di Bari, Michele Monno, il piano di riordino sanitario varato dalla giunta regionale. "E così quello che appare alla fine è che si sono dovute fare delle scelte dettate unicamente dal fatto che non potendo fare assunzioni ed essendo gli organici scarsi si sono dovuti necessariamente tagliare i posti letto".
Insomma, quello confezionato è un piano che non risponde a vere e proprie esigenze, che non premia le strutture che funzionano e che per questo vengono scelte dagli utenti, ma che tende solo a una difesa strenua del pubblico, anche a costo di mantenere in piedi strutture che potrebbero tranquillamente essere soppresse, ma che vengono tenute operative solo per ragioni politiche o campanilistiche.
" In quest'ottica proprio non riesco a condividere", aggiunge Monno, la protesta di alcuni comuni che pur di mantenere aperti piccoli ospedali non pensano a quello che la loro presenza comporta per la spesa sanitaria, investimenti che vengono sottratti ai grandi centri d'eccellenza". Ed ecco che viene toccata un'altra nota dolente, il presidente della Margherita barese ritiene che il piano in tal senso non sia sufficientemente chiaro. Che non indica con certezza ai pugliesi dove poter far riferimento in casi di urgenza o di cure particolari. “La logica è stata quella di tutela ad oltranza dell'ospedale pubblico e chi ci lavora, a cominciare chiaramente dai primari. Guai a chi li tocca. Mentre sulle struttu­re private si è scatenata una ridda di polemiche, per la maggior parte false. La verità è un'altra un riordino ospedaliero sarebbe potuto avvenire senza tagli tecnici o meno che siano aprendosi alla concorrenza. Se il cittadino fosse stato libero di curarsi dove voleva, e sicuramente visto che si tratta della propria salute avrebbe scelto le strutture dalle quali si sente maggiormente garantito dal punto di vista sanitario, avrebbe di fatto dichiarato la chiusura di ospedali e reparti praticamente non ritenuti efficienti".
Insomma, una specie di selezione naturale, con il privilegio che ad operarla sarebbe stato solo ed unicamente il paziente. Un'idea per così dire rivoluzionaria del modo di concepire il riordino della sanità pugliese, svincolata dalla lottizzazione politica e improntata sul rapporto qualità di prestazioni-prezzo. "Sarà pure illusorio", conclude Monno, "ma allora Fitto la smetta di essere demagogo e ci dica se con i fondi che ha a disposizione riesce o non riesce a garantire ai pugliesi un livello ottimale di sanità. Il resto, piaccia o non piaccia, sono solo chiacchiere".

 


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