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MICHELE MONNO
a cura di
Michele Monno

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14/12/2002

Presentato anche quest'anno a Bari il calendaro comparato


Non un calendario come tanti altri ma uno strumento di incontro e confronto tra culture e religioni molto diverse dalla nostra.
E' questo il significato dell’ottava edizione del calendario comparato 2003 “Abramo e le sue discendenze", ebraico-cristiano-islamico presentato ieri sera dall’Enec, l’associazione internazionale per le relazioni con il Medio Oriente, alla presenza del presidente padre David Mara Jaeger e dell’editore Michele Monno.
Un prezioso documento, un’opera d’arte più che uno strumento di consultazione del tempo, ricco di preziose iconografie su Abramo, curate da Nicola Bux dell’istituto teologico S. Nicola e dall’ebraista Michele LoconsoIe (che hanno faticato non poco, dato che la religione islamica non ama le illustrazioni di Dio). Quasi un saggio capace di comprendere e spiegare i misteri che si annidano nei quattro calendari, che discendono da culture ricchissime e millenarie.
Perché Abramo e la Genesi come soggetto? Perché – spiega Michele Monno – Abramo è ‘simpatico’, nel senso che trasmette valori positivi. E’ lui che si oppone alla distruzione delle città di Sodoma e Gomorra, città del peccato e della lussuria che però lui vuole salvare perché ritiene che tra la popolazione vi sia almeno un ‘giusto’, Lot. E ritiene che ne basti uno solo per salvare l’intera umanità empia. Abramo è non violento, tollerante, un fedele testone che obbedisce ciecamente alla volontà di Dio. E poi è ospitale e cordiale, una gentilezza che sarà oggetto di attenzione per le classi dirigenti islamiche. Abramo, insomma, è il simbolo ideale per questo calendario perché è capace di dialogo, ma è anche un nomade emblema del viaggio e del movimento”.
Abramo, dunque, tratto d’unione tra mondi orientali, lontani e diversissimi dal nostro, coi quali siamo in conflitto perenne. “Infatti – prosegue l’editore – non è stato facile trovare un punto d’incontro tra queste religioni monoteiste, perché il Dio cattolico ‘uno e trino’ che rende tutti gli uomini fratelli e Figli suoi, è l’elemento di rottura rispetto al dio unico, violento e vendicativo degli altri culti. Ma il nostro calendario rappresenta il dialogo tra idee opposte: diversa la concezione di Dio, totalmente ribaltato il suo rapporto con l’uomo. La guerra contro l’Islam va condotta anche osservando gli arabi, perché anche essi sono divisi sul conflitto con gli occidentali. Vi sono allora gli estremi per un dialogo politico, e per una riflessione teologica, cioè sul fine, sul perché i culti religiosi sono così diversi. Non è dialogo a tutti i costi, né pretesa di unificare ciò che è insanabilmente lontano, ma conoscere per capire”.
E sfogliando il calendario, o meglio i calendari, si accende la curiosità. E si scopre, ad esempio, che le donne ebree accolgono il sabato, giorno d riposo, accendendo due candele al tramonto del venerdì.
Oppure, che nel 1582 papa Gregorio XIII con un decreto cancellò dal calendario gregoriano (quello che usiamo ancora oggi) dieci giorni, dal 5 al 15 ottobre, per correggere gli errori del datario precedente.
E ancora, che gli islamici tremano e fanno gli scongiuri durante il Safar, mese di cattivo auspicio durante il quale è sconsigliabile intraprendere viaggi; non fanno invece la guerra durante il Ragiab perché è sacrilegio, ma commemorano i defunti la notte del 15 del mese di Sh’aban. E infine, aspettano fiduciosi che gli angeli scendono sulla terra nel famoso Ramadan, mese del digiuno.

 


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