I bilanci delle nostre aziende
comunali
Siamo curiosi noi baresi. Sulle aziende municipalizzate
invece di partire dalla efficienza di gestione, partiamo dalla
sacra proprietà. Il bello è che questo schema è così diffuso
che anche noi dobbiamo partire dal concetto di privatizzazione,
che non è la stessa cosa per tutti.
Nel centrosinistra nessuno è contrario
allo schema dell’azionariato diffuso mantenendo il 51%
in mano pubblica. Sembra che i miei colleghi stiano già parlando
di aziende attive e procedono per schemi ideali. Laddove le Aziende
comunali sono in deficit le perdite andranno ripianate con abbattimento
del capitale sociale e quindi del valore delle azioni con la
possibilità concreta che anche ai più piccoli azionisti
verrebbe azzerato il capitale. Per ora questa strada va accantonata.
La proposta del nostro assessore Boccia è intermedia,
si emettono obbligazioni convertibili salvaguardando il rimborso
da parte del Comune, ma è una tecnica di rinvio non una
soluzione.
Per privatizzazione si può intendere
anche la concessione pluriennale del servizio come nel caso dell’ AMIU
o della distribuzione del GAS. Vale a dire non è detto
che l’AMIU debba essere venduta, potrebbe anche essere
liquidata o fatta fallire, poi si darebbe la concessione del
servizio ad altra azienda (privata). Il fattore occupazionale è salvaguardato
dal passaggio dei lavoratori nell’altra azienda o da altre
assunzioni, nel caso di servizi di prima necessità non
può esserci uno scompenso occupazionale, al massimo un
ricambio dei lavoratori.
Invece le variabili di questi schemi societari
non producono soluzioni sulla efficienza delle aziende. Anzi
per sgombrare equivoci riteniamo che persino il concetto di “privatizzazione” non
sia un valore, al massimo una convenienza. Il “valore” sono
le imprese quando esprimono la capacità di soddisfare
i clienti, di remunerare correttamente i lavoratori, di produrre
gli utili necessari per le innovazioni tecnologiche e per un’equa
remunerazione degli azionisti.
Ci possono essere benissimo delle aziende pubbliche
efficienti, queste in Italia esistono, sono massicciamente quotate
in Borsa andate a vedere quotazioni ed utili della ASM di Brescia,
dell’AMGA di Genova, dell’AEM di Torino, delle emiliane
Hera e Meta e di una decina di altre. La situazione delle aziende
di Bari è semplicemente disastrosa riferita all’insieme
delle aziende nazionali; ci sono responsabilità della
classe dirigente del centrodestra che ci ha preceduto, hanno
fatto una buca colossale negli ultimi dieci anni, relazionata
al fatto che il centrodestra non ha espresso una classe dirigente
aziendale né un progetto paragonabile ad altre città,
in primis Milano città cui si doveva ispirare quanto meno
per affinità culturale e politica. Spero che noi faremo
di meglio, ma nella vita economica come non c’è limite
al meglio così non c’è limite al peggio.
Prima considerazione : nessun Comune italiano
si può permettere nell’attuale situazione sociale
di dirottare soldi dai capitoli di bilancio riservati ai servizi
alla persona o da quelli rivolti ai nuovi investimenti produttivi,
al ripiano di deficit di aziende nei fatti fallite quando i loro
settori di appartenenza esprimono aziende “normali”.
Come consigliere comunale della Margherita posso votare solo
una volta un bilancio per ripianare questi deficit, non sarò disposto
a farlo una seconda volta. Quando a Bari abbiamo il venti per
cento di famiglie indigenti e c’è una crisi occupazionale
spaventosa, è immorale dirottare risorse per ripianare
deficit di aziende che in altre città sono largamente
in attivo. Su questo punto ritengo di dovermi conquistare il
consenso degli altri consiglieri, a partire da quelli del mio
Gruppo consiliare e del mio partito.
Seconda considerazione : la politica non può giocare
con le Aziende pubbliche. Gli amministratori recentemente nominati
dal nostro Sindaco devono attuare gli obiettivi aziendali e devono
fornire i piani di risanamento il più velocemente possibile.
Il Consiglio Comunale deve essere messo in grado di capire se
sia possibile risanare le aziende, con studi comparativi con
le altre aziende equipollenti su scala nazionale, oppure se ci
sono problemi seri di ingovernabilità aziendale tipo :
assenteismo oltre la media nazionale, personale amministrativo
in una percentuale abnorme rispetto a quello operativo esterno,
produttività individuale fortemente al di sotto della
media. Val la pena di considerare al contempo se il costo dei
contratti comunali per l’Igiene Pubblica siano in linea
con la media delle altre città, in questo caso sarà giusto
adeguare i costi. I nostri amministratori conoscevano bene la
situazione nel momento in cui hanno presentato il curriculum
al Comune. Sono ancora dell’opinione che i vertici aziendali
fossero da scegliere a partire da dirigenti e amministratori
delle aziende “sane” su segnalazione dei sindaci
nostri amici su tutto il territorio nazionale, affiancati da
giovani baresi da “formare” a fare i dirigenti aziendali.
Ma ora bisogna contare sul senso di responsabilità dei
vertici appena eletti, bisogna avere le informazioni giuste per
poter prendere le decisioni per il bene di tutta la collettività.
Ultima considerazione : mi spiace che gli strali
si abbattano sull’azienda più difficile da governare,
cioè l’AMIU; al contrario penso che questa situazione
sia la più facile da risolvere se si ha determinazione.
La preoccupazione più grossa dovrebbe darla l’AMGAS
che ridotta nella “enclave” barese e’ nei fatti
oggetto della liberalizzazione del mercato, in un comparto che
va benissimo e potrebbe essere volano di sviluppo economico per
il nostro territorio. Abbiamo qui bisogno di decisioni rapide
e strategiche, queste sì politiche perché coinvolgerebbero
le alleanze con gli altri Comuni regionali. La partita sarebbe
tutta aperta.
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