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MICHELE MONNO
a cura di
Michele Monno

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I bilanci delle nostre aziende comunali

Siamo curiosi noi baresi. Sulle aziende municipalizzate invece di partire dalla efficienza di gestione, partiamo dalla sacra proprietà. Il bello è che questo schema è così diffuso che anche noi dobbiamo partire dal concetto di privatizzazione, che non è la stessa cosa per tutti.

Nel centrosinistra nessuno è contrario allo schema dell’azionariato diffuso mantenendo il 51% in mano pubblica. Sembra che i miei colleghi stiano già parlando di aziende attive e procedono per schemi ideali. Laddove le Aziende comunali sono in deficit le perdite andranno ripianate con abbattimento del capitale sociale e quindi del valore delle azioni con la possibilità concreta che anche ai più piccoli azionisti verrebbe azzerato il capitale. Per ora questa strada va accantonata. La proposta del nostro assessore Boccia è intermedia, si emettono obbligazioni convertibili salvaguardando il rimborso da parte del Comune, ma è una tecnica di rinvio non una soluzione.

Per privatizzazione si può intendere anche la concessione pluriennale del servizio come nel caso dell’ AMIU o della distribuzione del GAS. Vale a dire non è detto che l’AMIU debba essere venduta, potrebbe anche essere liquidata o fatta fallire, poi si darebbe la concessione del servizio ad altra azienda (privata). Il fattore occupazionale è salvaguardato dal passaggio dei lavoratori nell’altra azienda o da altre assunzioni, nel caso di servizi di prima necessità non può esserci uno scompenso occupazionale, al massimo un ricambio dei lavoratori.

Invece le variabili di questi schemi societari non producono soluzioni sulla efficienza delle aziende. Anzi per sgombrare equivoci riteniamo che persino il concetto di “privatizzazione” non sia un valore, al massimo una convenienza. Il “valore” sono le imprese quando esprimono la capacità di soddisfare i clienti, di remunerare correttamente i lavoratori, di produrre gli utili necessari per le innovazioni tecnologiche e per un’equa remunerazione degli azionisti.

Ci possono essere benissimo delle aziende pubbliche efficienti, queste in Italia esistono, sono massicciamente quotate in Borsa andate a vedere quotazioni ed utili della ASM di Brescia, dell’AMGA di Genova, dell’AEM di Torino, delle emiliane Hera e Meta e di una decina di altre. La situazione delle aziende di Bari è semplicemente disastrosa riferita all’insieme delle aziende nazionali; ci sono responsabilità della classe dirigente del centrodestra che ci ha preceduto, hanno fatto una buca colossale negli ultimi dieci anni, relazionata al fatto che il centrodestra non ha espresso una classe dirigente aziendale né un progetto paragonabile ad altre città, in primis Milano città cui si doveva ispirare quanto meno per affinità culturale e politica. Spero che noi faremo di meglio, ma nella vita economica come non c’è limite al meglio così non c’è limite al peggio.

Prima considerazione : nessun Comune italiano si può permettere nell’attuale situazione sociale di dirottare soldi dai capitoli di bilancio riservati ai servizi alla persona o da quelli rivolti ai nuovi investimenti produttivi, al ripiano di deficit di aziende nei fatti fallite quando i loro settori di appartenenza esprimono aziende “normali”. Come consigliere comunale della Margherita posso votare solo una volta un bilancio per ripianare questi deficit, non sarò disposto a farlo una seconda volta. Quando a Bari abbiamo il venti per cento di famiglie indigenti e c’è una crisi occupazionale spaventosa, è immorale dirottare risorse per ripianare deficit di aziende che in altre città sono largamente in attivo. Su questo punto ritengo di dovermi conquistare il consenso degli altri consiglieri, a partire da quelli del mio Gruppo consiliare e del mio partito.

Seconda considerazione : la politica non può giocare con le Aziende pubbliche. Gli amministratori recentemente nominati dal nostro Sindaco devono attuare gli obiettivi aziendali e devono fornire i piani di risanamento il più velocemente possibile. Il Consiglio Comunale deve essere messo in grado di capire se sia possibile risanare le aziende, con studi comparativi con le altre aziende equipollenti su scala nazionale, oppure se ci sono problemi seri di ingovernabilità aziendale tipo : assenteismo oltre la media nazionale, personale amministrativo in una percentuale abnorme rispetto a quello operativo esterno, produttività individuale fortemente al di sotto della media. Val la pena di considerare al contempo se il costo dei contratti comunali per l’Igiene Pubblica siano in linea con la media delle altre città, in questo caso sarà giusto adeguare i costi. I nostri amministratori conoscevano bene la situazione nel momento in cui hanno presentato il curriculum al Comune. Sono ancora dell’opinione che i vertici aziendali fossero da scegliere a partire da dirigenti e amministratori delle aziende “sane” su segnalazione dei sindaci nostri amici su tutto il territorio nazionale, affiancati da giovani baresi da “formare” a fare i dirigenti aziendali. Ma ora bisogna contare sul senso di responsabilità dei vertici appena eletti, bisogna avere le informazioni giuste per poter prendere le decisioni per il bene di tutta la collettività.

Ultima considerazione : mi spiace che gli strali si abbattano sull’azienda più difficile da governare, cioè l’AMIU; al contrario penso che questa situazione sia la più facile da risolvere se si ha determinazione. La preoccupazione più grossa dovrebbe darla l’AMGAS che ridotta nella “enclave” barese e’ nei fatti oggetto della liberalizzazione del mercato, in un comparto che va benissimo e potrebbe essere volano di sviluppo economico per il nostro territorio. Abbiamo qui bisogno di decisioni rapide e strategiche, queste sì politiche perché coinvolgerebbero le alleanze con gli altri Comuni regionali. La partita sarebbe tutta aperta.

 


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