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MICHELE MONNO
a cura di
Michele Monno

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EDILIZIA DI QUALITA' E ATTUAZIONE PRG

Gazzetta del Mezzogiorno del 27/09/2005

Una volta che avremo preso conoscenza dei dati per il completamento del Piano Regolatore, potremo avere una seria discussione sugli elementi di qualità per sistemare Bari come città metropolitana. E’ difficile avere una discussione pacata sotto il lancio dei fumogeni del tipo “non ci saranno più vincoli” oppure “arriveremo a 600.000 abitanti”. Un’idea che mi sono formato con la conoscenza e con le mie sensibilità politiche : “tutelare le lame e le coste, completare il Piano Regolatore, progettare la Città Metropolitana”.

1) Non sembri scontato a nessuno il fatto che un vasto territorio delle nove lame, antichi fiumi i cui letti ancora permeano la città, non siano “tipizzati” come corsi d’acqua. Una parte di questo territorio preziosissimo per il verde e per evitare allagamenti, su cui vogliamo costituire il Parco delle lame ed esiste da Lama Balice (S.Paolo e Palese) fino a Lama Giotta (Torre a Mare) sulle piantine geografiche spesso è descritto semplicemente come terreno, possa essere agricolo o edificatorio. Mettere i vincoli su questi terreni significa dichiarare non solo l’inedificabilità assoluta ma far retrocedere le nuove costruzioni di almeno 150 metri su ogni argine con una sistemazione paesaggistica adeguata all’ambiente naturale. Ecco perché la Giunta Emiliano ha posto il problema dei “crediti urbanistici” vale a dire la possibilità di spostare le costruzioni previste nel PRG senza creare contenziosi ed espropri con i proprietari delle aree, che così potrebbero cedere al Comune le distanze di confine con le lame. La stessa cosa vale per la tutela della costa e porterebbe a trovare una soluzione anche per Punta Perotti dopo l’abbattimento degli attuali palazzi. Su questa base di intenti si farà una carta tematica che sarà sottoposta come variante al Piano regolatore, con il recepimento delle varie normative statali e regionali.

2) Dare l’indicazione di poter completare il PRG almeno nella parte residenziale serve per non creare disparità tra le diverse forze imprenditoriali e per poter avviare una seria discussione sull’edilizia di qualità. Innanzitutto diamo una valutazione sul dato quantitativo : allo stato delle cose per chiudere il PRG è possibile costruire 30.000 nuovi alloggi che si aggiungerebbero ai 110.000 già presenti sul territorio, portando la popolazione da 320.000 a 400.000 abitanti. Questo ridimensionamento di fatto del piano Quaroni è avvenuto per la combinazione tra dato demografico e innalzamento della qualità delle abitazioni in città. Laddove in una casa di 120 mq negli anni Sessanta vivevano 7 persone, ora ne vivono solo 2 o 3; in termini statistici come riportato dal nostro assessore Abbaticchio, si passa nell’incidenza a vano da 1,5 a 0,7. Perciò con lo stesso numero di case si passa a una popolazione nettamente inferiore e con spazi aggiuntivi pressoché raddoppiati. Questo è indice di miglioramento della qualità residenziale. Il trasferimento di molti cittadini baresi in altri comuni della Provincia di Bari, si va con certezza dai 50.000 ai 100.000 abitanti, è avvenuto e continua a venire per una politica di espulsione causata da prezzi elevati e speculativi in città, causati dalla piccola distillazione di licenze e per il fallimento del secondo e del terzo PPA, strumento che è andato contro l’interesse della città. Perciò a mio giudizio si può completare il PRG, il rapporto di popolazione tra Città e Regione è abbastanza corretto (400.000 su 4 milioni di abitanti). Il tutto ottimisticamente avverrà nei prossimi quindici anni, visto che spetterà ai privati trovare gli accordi per presentare le lottizzazioni, in cui devono essere immessi gli accordi di qualità, tipo cantieri chiavi in mano con opere di urbanizzazione, piantumazione del verde e manutenzione garantita fino al passaggio di consegne ai condomini, obbligo di distanziarsi da lame e da coste, sistemazione viaria che non deve rispecchiare il modello di San Paolo e di Iapigia, rete di negozi a piano terra sul modello centro murattiano, sistemi moderni per la raccolta differenziata dei rifiuti, uso integrato dell’energia solare. Questo sogno di nuova progettazione non è di nuova invenzione, è già patrimonio di una parte dell’Italia Milanofiori inclusa, basta avere l’umiltà di copiare. Certo non è un modello né il San Paolo né tantomeno Enziteto. Solo chi sa copiare bene per il 90%, ha diritto ad innovare per il restante 10%.

3) Progettare la Città metropolitana. Qui le cose saranno difficili ma bisogna cominciare da subito a progettarla, come se fosse pronta legge e finanziamenti. Servirà innanzitutto una rivisitazione globale del sistema trasporti, integrato a quello della Provincia, che comprenda aeroporto, porto, ferrovia interrata o spostata come una 16 bis ferroviaria, grandi vie di comunicazione, ferrovia metropolitana, corridoio 8 con i Balcani. Per questo sarà necessario una ripianificazione urbana, preparando un nuovo PRG dei trasporti strategici. Idem sarà necessario un Piano per le zone produttive che dovrà essere rivisto su base provinciale, sia per il riutilizzo di vecchie zone industriali, sia per la organizzazione di distretti omogenei. Per Bari città non condivido nessun tipo di riutilizzo della zona campagna residua per nuove costruzioni residenziali e per gli uffici pubblici bisogna rendere tassativa la compensazione urbanistica con altre zone edificatorie già previste nel Piano Quaroni. Dopo il completamento bisogna espandere la rete città verso gli altri Comuni con cui dobbiamo condividere fin d’ora gli interessi generali. Qui la politica deve fare i primi passi, accompagnati dalle nostra aziende comunali sane ed efficienti. Solo qui purtroppo passiamo dalle possibilità al sogno.

 


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