Gazzetta del Mezzogiorno del 27/09/2005
Una volta che avremo preso conoscenza dei dati per il completamento
del Piano Regolatore, potremo avere una seria discussione sugli
elementi di qualità per sistemare Bari come città metropolitana.
E’ difficile avere una discussione pacata sotto il lancio
dei fumogeni del tipo “non ci saranno più vincoli” oppure “arriveremo
a 600.000 abitanti”. Un’idea che mi sono formato
con la conoscenza e con le mie sensibilità politiche
: “tutelare le lame e le coste, completare il Piano Regolatore,
progettare la Città Metropolitana”.
1) Non sembri scontato a nessuno il fatto
che un vasto territorio delle nove lame, antichi fiumi i cui
letti ancora permeano
la città, non siano “tipizzati” come corsi
d’acqua. Una parte di questo territorio preziosissimo
per il verde e per evitare allagamenti, su cui vogliamo costituire
il Parco delle lame ed esiste da Lama Balice (S.Paolo e Palese)
fino a Lama Giotta (Torre a Mare) sulle piantine geografiche
spesso è descritto semplicemente come terreno, possa
essere agricolo o edificatorio. Mettere i vincoli su questi
terreni significa dichiarare non solo l’inedificabilità assoluta
ma far retrocedere le nuove costruzioni di almeno 150 metri
su ogni argine con una sistemazione paesaggistica adeguata
all’ambiente naturale. Ecco perché la Giunta Emiliano
ha posto il problema dei “crediti urbanistici” vale
a dire la possibilità di spostare le costruzioni previste
nel PRG senza creare contenziosi ed espropri con i proprietari
delle aree, che così potrebbero cedere al Comune le
distanze di confine con le lame. La stessa cosa vale per la
tutela della costa e porterebbe a trovare una soluzione anche
per Punta Perotti dopo l’abbattimento degli attuali palazzi.
Su questa base di intenti si farà una carta tematica
che sarà sottoposta come variante al Piano regolatore,
con il recepimento delle varie normative statali e regionali.
2) Dare l’indicazione di poter completare il PRG almeno
nella parte residenziale serve per non creare disparità tra
le diverse forze imprenditoriali e per poter avviare una seria
discussione sull’edilizia di qualità. Innanzitutto
diamo una valutazione sul dato quantitativo : allo stato delle
cose per chiudere il PRG è possibile costruire 30.000
nuovi alloggi che si aggiungerebbero ai 110.000 già presenti
sul territorio, portando la popolazione da 320.000 a 400.000
abitanti. Questo ridimensionamento di fatto del piano Quaroni è avvenuto
per la combinazione tra dato demografico e innalzamento della
qualità delle abitazioni in città. Laddove in
una casa di 120 mq negli anni Sessanta vivevano 7 persone,
ora ne vivono solo 2 o 3; in termini statistici come riportato
dal nostro assessore Abbaticchio, si passa nell’incidenza
a vano da 1,5 a 0,7. Perciò con lo stesso numero di
case si passa a una popolazione nettamente inferiore e con
spazi aggiuntivi pressoché raddoppiati. Questo è indice
di miglioramento della qualità residenziale. Il trasferimento
di molti cittadini baresi in altri comuni della Provincia di
Bari, si va con certezza dai 50.000 ai 100.000 abitanti, è avvenuto
e continua a venire per una politica di espulsione causata
da prezzi elevati e speculativi in città, causati dalla
piccola distillazione di licenze e per il fallimento del secondo
e del terzo PPA, strumento che è andato contro l’interesse
della città. Perciò a mio giudizio si può completare
il PRG, il rapporto di popolazione tra Città e Regione è abbastanza
corretto (400.000 su 4 milioni di abitanti). Il tutto ottimisticamente
avverrà nei prossimi quindici anni, visto che spetterà ai
privati trovare gli accordi per presentare le lottizzazioni,
in cui devono essere immessi gli accordi di qualità,
tipo cantieri chiavi in mano con opere di urbanizzazione, piantumazione
del verde e manutenzione garantita fino al passaggio di consegne
ai condomini, obbligo di distanziarsi da lame e da coste, sistemazione
viaria che non deve rispecchiare il modello di San Paolo e
di Iapigia, rete di negozi a piano terra sul modello centro
murattiano, sistemi moderni per la raccolta differenziata dei
rifiuti, uso integrato dell’energia solare. Questo sogno
di nuova progettazione non è di nuova invenzione, è già patrimonio
di una parte dell’Italia Milanofiori inclusa, basta avere
l’umiltà di copiare. Certo non è un modello
né il San Paolo né tantomeno Enziteto. Solo chi
sa copiare bene per il 90%, ha diritto ad innovare per il restante
10%.
3) Progettare la Città metropolitana.
Qui le cose saranno difficili ma bisogna cominciare da subito
a progettarla, come
se fosse pronta legge e finanziamenti. Servirà innanzitutto
una rivisitazione globale del sistema trasporti, integrato
a quello della Provincia, che comprenda aeroporto, porto, ferrovia
interrata o spostata come una 16 bis ferroviaria, grandi vie
di comunicazione, ferrovia metropolitana, corridoio 8 con i
Balcani. Per questo sarà necessario una ripianificazione
urbana, preparando un nuovo PRG dei trasporti strategici. Idem
sarà necessario un Piano per le zone produttive che
dovrà essere rivisto su base provinciale, sia per il
riutilizzo di vecchie zone industriali, sia per la organizzazione
di distretti omogenei. Per Bari città non condivido
nessun tipo di riutilizzo della zona campagna residua per nuove
costruzioni residenziali e per gli uffici pubblici bisogna
rendere tassativa la compensazione urbanistica con altre zone
edificatorie già previste nel Piano Quaroni. Dopo il
completamento bisogna espandere la rete città verso
gli altri Comuni con cui dobbiamo condividere fin d’ora
gli interessi generali. Qui la politica deve fare i primi passi,
accompagnati dalle nostra aziende comunali sane ed efficienti.
Solo qui purtroppo passiamo dalle possibilità al sogno.